Come ridurre le resistenze a lavorare in sicurezza?
A Settembre abbiamo organizzato un webinar con l’obiettivo di capire quali sono le resistenze del personale a lavorare in sicurezza e trovare la soluzione più adeguata, per poter migliorare le organizzazioni partendo dalle persone. Abbiamo scoperto che è fondamentale creare una comunità di persone che si sentano, all’interno delle organizzazioni, legate da valori come quello della sicurezza. Questa tematica è di fondamentale importanza: affinché un’azienda funzioni, devono essere presenti determinate procedure seguite da una buona comunicazione.
Grazie all’intervento di alcuni RSPP presenti al Webinar, che hanno portato le loro testimonianze e le loro esperienze, abbiamo potuto scoprire le principali criticità riscontrate nell’ambito della sicurezza sul lavoro.
Lavorare in sicurezza: stiamo pensando nel modo giusto?
Secondo Raffaele Santoro, Safety Culture Facilitator, una delle cause più evidenti delle resistenze al lavoro in sicurezza è la percezione del rischio individuale. È importante dunque compiere una stima per l’individuazione del rischio che determina anche la scelta delle misure preventive e protettive che il datore di lavoro deve far applicare ai lavoratori, per eliminarlo o quantomeno ridurlo sensibilmente.
Diventa fondamentale quindi predisporre un piano per la realizzazione delle misure di prevenzione. Purtroppo, in assenza delle direttive da parte della leadership, questi passaggi vengono a mancare. È compito del datore di lavoro effettuare un controllo delle misure per constatare se le misure tecniche elaborate per limitare i rischi, siano effettivamente attuabili, o se è necessario rivedere la precedente valutazione. In un’azienda è indispensabile individuare quali sono i lavoratori che a causa delle mansioni alle quali sono adibiti, si trovano in una situazione di maggior esposizione. Tramite queste procedure i vari dislivelli possono essere risolti.
Le 3 possibili cause ai problemi legati alla sicurezza sul lavoro
In una situazione come quella appena descritta, è evidente che le criticità rispetto a lavorare in sicurezza non dipendano dalla percezione del rischio dell’individuo, ma nascano invece da cause più profonde. Secondo Raffaele, queste possono essere racchiuse in tre aree, interdipendenti fra loro:
- La leadership è poco attenta alla sicurezza
- Spesso è difficile applicare il design delle procedure sul campo
- La percezione del rischio è un fattore individuale
Non solo queste macro aree sono interdipendenti: come affermato da Raffaele e sottolineato da molti presenti, è importante lavorare sulla leadership (quindi sulla cultura manageriale) per far sì che a cascata le altre due resistenze possano abbattersi. Spesso in Italia l’attenzione mediatica viene posta esclusivamente sui comportamenti dei singoli (mancato utilizzo di DPI o di procedure non idonee del personale), stigmatizzando così i singoli senza cambiare la cultura in maniera radicale.

Ridurre le resistenze a lavorare in sicurezza
La chiave di volta anche nell’ambito della sicurezza sembra dunque essere il concetto di responsabilità. Una più attenta analisi invece ci farebbe capire che il vero nodo da sciogliere è la cultura. L’insieme dunque di valori condivisi e pratiche che ogni azienda dovrebbe creare al proprio interno, partendo dalla leadership. Se ogni persona all’interno della propria organizzazione facesse del lavorare in sicurezza una cultura, i rischi e di conseguenza gli incidenti, diminuirebbero notevolmente.
Spesso invece il personale tende a non utilizzare i vari sistemi di sicurezza che vengono forniti per prevenire i vari rischi, aumentando così il pericolo di un infortunio.
Coinvolgere tutti
Il primo passo per ridurre le resistenze a lavorare in sicurezza rimane quello di effettuare un’idonea valutazione del rischio. Quello che dovremmo imparare a fare è effettuare questa valutazione in maniere partecipata. I lavoratori dovrebbero essere coinvolti già nella fase di individuazione ed analisi dei rischi, oltre che nello sviluppo e nell’attuazione delle misure scelte. Dovrebbero non solo essere competenti nei compiti che devono svolgere, ma anche ricevere tutte le informazioni e la formazione necessarie per svolgere il loro lavoro in sicurezza. Anche con riferimento degli obblighi riguardo alle informazioni e alla formazione in materia di salute e sicurezza.
Sarebbe dunque ideale avere uno strumento che permetta agli RSPP di:
- raccogliere i rischi reali, le mancanze, le criticità in maniera partecipata
- analizzare i dati raccolti e raggrupparli
- scegliere consapevolmente quali azioni intraprendere per ridurre le resistenze
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